Qualche tempo fa ho avuto la possibilità di ascoltare Bruce Sterling a una fiera di letteratura di genere, Stranimondi.
È stata un'esperienza surreale, perché avevo appena parlato con un editore italiano che si occupa di combattere "l'egemonia culturale inglese sul mercato della narrativa". Sterling, che probabilmente non aveva recepito l'antifona, stava suggerendo agli autori di fantascieenza italiana di lavorare di più in collaborazione con il mondo accademico. Tuttora mi chiedo cosa diavolo volesse dire.
Mi ero trascinato a quella fiera nel tentativo di fare rete.
Da lunatico quale sono, socializzare non è facile. Peggio ancora, odio il marketing con una passione ardente e provo un po' di imbarazzo quando devo "spingere" il mio lavoro di scrittore.
Tutto questo per dire che ero esausto. In questo stato d'animo, strano e leggermente depresso, ho chiesto a Sterling:
"Quale sarebbe il tuo consiglio per un giovane autore emergente?"
Vi lascio un po' di tempo per apprezzare quanto questa domanda sia stata stupida. Sterling, e questo glielo devo riconoscere, me l'ha fatto notare subito (pur con una certa grazia). Insomma mi ha dato uno schiaffetto ma si è messo i guanti prima.
"Penso che quando si è giovani si è sfrontati, appassionati e forse un po' supponenti. Si deve fare leva su questo. I vecchi scrittori come me tendono a rimanere fermi e a scrivere sempre le stesse cose, dopo un po'."
Dopo aver detto questa perla di saggezza ha continuato spiegandomi come secondo lui le criptovalute sono la nuova frontiera della fantascienza, ma non divaghiamo.
Ero caduto nel solito vecchio trucco di rispettare i vecchi maestri. Stavo letteralmente chiedendo indicazioni a un uomo con il doppio della mia età e una visione decisamente di parte.
Il detto dice: se incontri il Buddha sulla strada, uccidilo.
Sono tornato a pensare al motivo per cui ho l'impulso a scrivere. Da bambino non desideravo altro che trovarmi un giorno nella posizione di Sterling. In realtà non volevo scrivere, volevo essere pubblicato. Una è un'azione, l'altra è uno status.
Oggi mi rendo conto che potrei non aver mai quel tipo di popolarità e va bene così. Non mi preoccupa più di tanto, non ho bisogno di vedere il mio nome nelle librerie per nutrire il mio ego.
Quello che mi preoccupa è che voglio che le mie storie vengano lette. Ho delle cose da raccontare e non posso davvero farlo parlando al muro. Questa è la fonte della mia scrittura.
Uno scrittore deve essere affamato. Non per forza letteralmente. Non ho intenzione di romanticizzare le difficoltà e il non arrivare alla fine del mese. Nota a margine: le persone che hanno affrontato problemi di questo tipo probabilmente hanno storie molto interessanti da raccontare.
Uno scrittore deve essere affamato, nel senso che deve avere una spinta abbastanza forte. Benzina nel motore. Ed è meglio che sia qualcosa di crudo, primordiale, autentico e possibilmente umano.
Voglio passare agli altri come me il consiglio che mi è stato dato. Concentriamoci sull'essere sfrontati. Non sforziamoci di raggiungere il fottuto status o i maledetti soldi. Dopotutto la scrittura è un pessimo modo di ottenere quelle due cose. Non abbattiamo alberi per ripetere sempre gli stessi luoghi comuni. Conviene scrivere per dire qualcosa, ed è meglio che sia qualcosa di rilevante.
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