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Immagine del redattoreM.

Falene



Cinque centimetri oltre la ringhiera del ballatoio del palazzone ‘Appartamenti Economici per Stranieri’, un bagliore di brace illumina la sigaretta di Andrea, stretta tra indice e medio. Qualche volta anche i suoi pensieri sono così. Improvvisi, illuminanti, basta un refolo di vento ad accenderli.


Taro l’ha seguita sul ballatoio, eccolo che prova ad abbracciarla da dietro. Questo è uno che non capisce un cazzo. Lo sgomita per fargli capire che non è aria. Taro fa un passo indietro, aleggia per un secondo sull’ingresso, poi ciabatta dentro il monolocale, dove si chiederà cos’ha fatto di male, in cosa ha sbagliato.


Non le piace particolarmente l’idea di trattarlo come un cane da addestrare. Ma ha già fatto delle concessioni, come accettare i suoi abbracci sudati dopo l’orgasmo. Altri spazi, invece, sono sacri.


Di fronte alla notte vuole stare da sola, non importa del vento fresco di Novembre. Andrea porta la cicca alla bocca. La prossima volta, uno meno giovane. Anche se non c’è correlazione tra l’età e la tendenza a farsi illusioni. È una malattia che ne colpisce tanti, di uomini.


A favore di Taro, si può dire che lecca con dedizione. Forse gli piace anche farlo, non lo fa per tanto per infilarle il cazzo in bocca.


Andrea prende una boccata di catrame. Oltre la schiera di condomini, i fari segnalatori dei grattacieli del centro le strizzano l’occhio. Al prossimo mazzo di fiori, lo mollo.

Sarebbe fargli un favore.


Qualche scopata con una donna esotica non può essere una via di fuga. Taro ce l’ha scritto in faccia, il suo futuro piccolo borghese, prevedibile come il suo nome così insulso. Verrà incasellato in qualche azienda contabile come un pollo da batteria. Buste paga regolai, ma soggette a una lunga fila di superiori dispotici. Verso i ventotto anni, verrà spinto dai genitori a sposare una donna dalla faccia rotonda, subito dopo un mutuo per comprare un appartamento a un’ora e mezza di treno dal centro. Ai trentacinque subirà il collasso addominale e il vertiginoso scivolare verso i buchi più esterni della cinta. Prima dei cinquant’anni un errore madornale, come una tresca con una più giovane. Se è fortunato, una cosa che gli sarà perdonata.


Il fumo si perde nel cielo della notte. Andrea vorrebbe poter vedere il suo futuro con la stessa chiarezza. Può sperare di non riempirsi il culo di grasso e i feed social di animali, di non diventare un’opinionista della domenica o una pantofolara. Ma soprattutto spera di non eccitarsi mai per qualche ricetta consigliata da una stronzetta su youtube con le unghie laccate o, peggio, da una signora su un talent show di cucina.

Il vento le fuma via la sigaretta. La cenere arriva vicino alla pelle morbida delle dita. Se ne accorge poco prima di bruciarsi.


Finirà così. Lei sarà pure una stronza anaffettiva, ma anche dopo tutte le moine uno come Taro non la sposerebbe mai una donna più grande, una straniera. Si meritano, sono uguali.

Una falena svolazza poco sopra la balaustra, volteggia, va a friggersi le zampe sulla lampada a luce blu.


Ci si fotte per poco, per un po’ di calore.

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