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Immagine del redattoreM.

Conversazioni con la musa, 1



«Non ho mai smesso di amarti.»


Ho sulla lingua la verità, la medicina più amara. Lei trema, chiusa a bozzolo, stretta negli stracci che le ho dato.

Una vecchia maglietta sbiadita oltre il riconoscibile e una gonna a brandelli, segnati dalle unghie di bestie senza nome. Persino adesso, mi supplica di aiutarla. Persino adesso; sapendo che negli ultimi mesi le ho dato solo gocce d'acqua, le ho concesso solo le briciole sotto il mio tavolo.


«Come puoi dire di amarmi e lasciarmi così? Questo non è amore.»


In questo mondo l'oscurità è ovunque. Almeno la mia è calda, mi si accoccola addosso in maniera confortevole.

Non c'è luna nel cielo, ma almeno non piove più. Mi guardo le mani, fletto le dita; chiedendomi se dovrebbero essere coperte di sangue.


«Ogni giorno scegli qualcun altro al posto mio. E la tua anima è posseduta da nuovi dei; lucenti e spietati e soprattutto vani. Ti sei fatto grande nel loro nome, mentre io qui languisco.» dice lei.


Mi accuccio sul pavimento. Il mio cuore avvizzito sente un residuo di qualcosa, un'ombra di pietà; ma è una copia di una copia di una copia. Anche le mie emozioni sono di seconda mano.


«E cosa vorresti che facessi?» La accarezzo dolcemente, tolgo le foglie secche impigliate nei suoi capelli. «Sai quanto ne ho bisogno. Quanto ho bisogno di tenermi sotto controllo.»


Lei singhiozza.


«E odio essere schiavo di quegli altri, e li odio,» continuo, «ma sono qualcosa che tu non sei: prevedibili. A un input corrisponde sempre un output. E su questo ci posso lavorare. Tu, bella mia, sei una pazza. E nessuno ti capisce quanto me.»


«Scambieresti la prevedibilità per la grandezza,» si lamenta. «Scambieresti la felicità e il mio amore.»


Scuoto la testa.


«La felicità è nebbia negli occhi. Ogni volta che ti seguo, sono infelice. Ti ho visto cercare di definire il valore, cercare di definire il successo; non ne voglio sapere.»


Lei lentamente si avvicina a me, spinge contro il mio petto, come per trovare qualcosa che ancora batte.


«Questo è il nuovo ordine. Giocherò nella lucentezza dei neon finché non riuscirò a piegarla alla mia volontà. E so che non posso liberarmi di te, e non posso smettere di amarti, ma non mi intrappolerai.

Tu servirai, e ti renderai utile.

Seguirai, o sarai lasciata a marcire.»


In questo momento, finalmente, la colpisco.

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